Parrocchie di Poirino



Alcuni spunti per la preparazione alla liturgia della prossima domenica



Ecco l’uomo! Ed appare al balcone dell’universo il volto di Gesù intriso di sangue. Il dolore sotto cui vacilla è il dolore di tutti gli uomini che hanno sofferto prima di lui. Tutti gli orrori che incombono sull’umanità sono precipitati nella croce.
Ecco il Figlio di Dio! E appare nel cuore della terra il patire di un Dio appassionato. Passione eterna. «Dio prima patì e poi si incarnò. E quale fu la sofferenza di cui prima patì? Fu sofferenza d’amore, passione per l’uomo. Caritas est passio» (Origene). Amore è passione. C’è un dolore d’amore che è bellezza, misteriosa bellezza, terribile bellezza, grazia che non riesco ad avere, che posso solo invocare! E contemplare in Cristo. Come le donne al Calvario, che stavano ad osservare da lontano. Gesù non ha avuto nemici tra le donne, solo fra loro non aveva nemici (F. Querè). Ultimo nucleo fedele, sono con il Cristo, non possono staccare gli occhi da lui, si immergono in lui. Primo nucleo di chiesa, quelle donne guardano Gesù con lo stesso sguardo di passione con cui Dio guarda l’uomo. La chiesa nasce lì, dalla contemplazione del Crocifisso amore. A fare il cristiano non sono i riti religiosi, ma il partecipare alla sofferenza di Dio nella vita terrena (D. Bonhoffer).
Veramente questo uomo era Figlio di Dio! Prime parole di un uomo, quando la Parola di Dio nel mondo non è più parola, è diventata grido, poi è diventata muta. Parole di un soldato, esperto di morte. Che cosa ha visto nell’agonia di un morente, da fargli pronunciare il primo atto di fede cristiano? Lui, esperto di morte, in quella morte ha visto Dio. L’ha visto nella morte, non nella risurrezione. Morire così è cosa da Dio, è la rivelazione. Scendi dalla croce, gridavano. Ma se scende non è Dio, ragiona ancora in termini di potenza, è ancora la logica umana che vince, è solo un uomo. Solo un Dio non scende dal legno. Si consegna alla Notte, si abbandona all’Altro per gli altri. Rappresentandoci tutti nei nostri abbandoni, nelle desolazioni, nelle notti. E so che non capirò mai del tutto, ma so anche che Cristo non è venuto nel mondo perché noi lo comprendessimo, ma perché ci aggrappassimo a lui, per afferrarci alla croce e lasciarci semplicemente trasportare da lui, su verso il grande Regno della vita.
Ogni nostro grido, ogni abbandono, può sembrare una sconfitta. Ma se è affidato al Padre, ha il potere, senza che noi lo sappiamo, di far tremare la pietra di ogni nostro sepolcro (L. Pozzoli). Tutto il Vangelo è corrispondere al crocifisso Amore con il nostro umile, crocifisso amore. Tutta la fede è abbandonarci all’abbandonato amore.

Letture: Is. 50, 4-7; Fil. 2,6-11; Mc, 14,1 - 15, 47

Fratelli carissimi, questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore, alla quale ci stiamo preparando con la penitenza e le opere di carità fin dall’inizio della Quaresima. Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione. Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere partecipi della resurrezione.
Dopo questa esortazione, il sacerdote dice a mani giunte una delle seguenti orazioni.
orazione
Dio onnipotente ed eterno, benedici questi rami [di ulivo], e concedi a noi tuoi fedeli, che accompagniamo esultanti il Cristo, nostro Re e Signore, di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo. Egli vive e

Vangelo Mc 11,1-10
Nel Vangelo secondo Marco, ritorna continuamente, lancinante, la domanda sull’identità di Gesù, posta praticamente in seguito a ogni sua parola e a ogni suo miracolo. Mentre i capi del popolo rifiutano in blocco la sua autorità e la sua qualità di inviato di Dio, le folle esternano il loro entusiasmo e lo considerano una grande personalità. Ma lungi dall'approfittare di questo slancio popolare, Gesù si dimostra molto reticente al riguardo. Egli conosce la volubilità delle folle e soprattutto le ambiguità del loro attaccamento, evidenziate dal chiasso di questo suo ingresso trionfale a Gerusalemme. Alle acclamazioni a «colui che viene nel nome del Signore» si mescolano le grida, che puzzano di messianismo temporale: «Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!». Come ha fatto già in precedenza a più riprese, l’evangelista riporta queste reazioni contrastanti affinché ogni lettore si pronunci personalmente: «Per te che stai per celebrare la Pasqua del Signore, chi è il Gesù che acclami?»

Dal Vangelo secondo Marco
1 Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Betfage e Betania, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli 2 e disse loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo. 3 E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito».
4 Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero. 5 E alcuni dei presenti però dissero loro: «Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?». 6 Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare.
7 Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. 8 E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi. 9 Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano: Osanna! 10 Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli! Parola del Signore.

prima lettura Is 50, 4-7
Il misterioso «servo di Dio» intravisto da Isaia (Is 42,1-8; 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12) si ferma un istante per gettare uno sguardo sulla sua missione e sul modo in cui l’ha compiuta. Nonostante le persecuzioni, egli è restato fedele alla parola di Dio ascoltata giorno dopo giorno. Poiché in tutte le sue traversie ha conservato una totale fiducia nel Padre, nulla ha intaccato la sua forza d’animo e la sua profonda serenità. In lui, la tradizione cristiana ha visto da sempre (At 8,26-34) un annuncio del Cristo.

Dal libro del profeta Isaia
4 Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola.
5 Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come gli iniziati. Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. 6 Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. 7 Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso. – Parola di Dio.

salmo responsoriale 21, 8-9; 17-18a; 19-20; 23-24
Nel più totale smarrimento, il giusto ha la forza di alzare gli occhi verso Dio, la sua speranza. Nella notte angosciosa della fede, egli percepisce la risposta alla sua preghiera e già sale dal suo cuore l’azione di grazie,

Rit. Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

8 Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9 «Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico».
17 Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
18 hanno forato le mie mani e i miei piedi,
posso contare tutte le mie ossa.
19 Si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
20 Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
23 Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
24 Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele.

seconda lettura Fil 2,6-11
Di spoliazione in spoliazione fino alla morte ignominiosa sulla croce: questo è l’itinerario pasquale del Cristo, al quale Dio «ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome». È mediante una tale obbedienza, opposta alla disobbedienza di Adamo, che noi parteciperemo alla gloria di Gesù Cristo, il Signore.

Dalla lettera di Paolo apostolo ai filippesi
6 Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; 7 ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo 8 e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. 9 Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al disopra di ogni altro nome; 10 perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; 11 e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre Parola di Dio.
canto al Vangelo
Gloria e lode a te, o Cristo!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte,
e alla morte di croce.
Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome.

Vangelo Mc 14,1-15,47 (lett. breve:15,1-39)
«Chi è dunque Gesù, quest’uomo che insegna con incomparabile autorità, ha il potere di compiere miracoli così strepitosi e comanda persino agli spiriti maligni, ai quali con un sola parola impone il silenzio?». Questa domanda attraversa tutto il Vangelo di Marco. Ma l'evangelista dice ripetutamente che Gesù stesso ha formalmente vietato di rispondere precipitosamente a una tale domanda. Non voleva che le folle, lasciandosi trasportare da un entusiasmo privo di discernimento, emettessero un giudizio errato circa la sua persona e la sua missione. Il Vangelo di Marco evoca così il cammino pedagogico di un'iniziazione battesimale attenta a non bruciare le tappe. Solo alla fine del percorso si deve chiedere al catecumeno una risposta personale e ponderata: «Ora, dicci chi è Gesù Cristo per te». Infatti, questo momento di impegno decisivo è quello della passione del Signore.
Allora, il velo si squarcia. Tutto ciò che poteva generare delle illusioni scompare. Chi ha seguito Gesù fino a quel momento si trova davanti al crocifisso, abbandonato da tutti coloro che ancora ventiquattro ore prima lo attorniavano e lo acclamavano, abbandonato anche dai suoi discepoli, a parte alcune donne «che stavano ad osservare da lontano», e apparentemente da Dio stesso. Ma «il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: Veramente questo uomo era Figlio di Dio!». È quindi lì e in quel momento che, paradossalmente, si rivela la vera identità di Gesù, si verifica l’autenticità della fede cristiana.
Il vangelo della passione secondo Marco ci lascia davanti alla tomba di Gesù, insieme a Maria di Magdala e Maria, madre di Joses. Per il cristiano, come per Gesù, l’aurora della risurrezione è oltre il silenzio e la notte della passione: bisogna aspettare, nella fede e nella speranza, che il giorno si levi.





Spunti per le catechiste per il vangelo di domenica:


Possibili spunti



Consiglio alle catechiste