Quando una disgrazia si abbatte su qualcuno, non bisogna mai dire: "È una giusta punizione per i tuoi peccati". Lungi dal punire in questo modo coloro che lo offendono, Dio lascia sempre ai peccatori il tempo di riprendersi, sperando che finiscano per convertirsi. È un Padre che non cessa di spiare il loro ritorno e, quando ritornano a casa, invita il cielo e la terra a rallegrarsi con lui.
L’insistenza di Gesù sull’infinita misericordia di Dio, certi modi di illustrare questo insegnamento e soprattutto il suo comportamento hanno finito per risvegliare la diffidenza dei "puri", di certi farisei che, come il figlio maggiore della parabola, servivano Dio da molti anni senza aver mai disobbedito ai suoi comandi. Che pensare di questo predicatore che accoglieva i peccatori e non esitava a sedersi alla loro mensa? Ai loro occhi, la sua condotta diventava sempre più sospetta, scandalosa. Il suo modo di agire, che mandava in visibilio il popolo, non era, in definitiva, una forma di connivenza con il peccato? Un giorno, coloro che cominciavano a fare il processo a Gesù hanno creduto di avere finalmente un’occasione propizia per smascherarlo. Gli condussero una donna sorpresa in adulterio. "Mosè ci ha ordinato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". Se risponde: "Quindi uccidetela", rinnega tutto ciò che non ha mai smesso di proclamare e perde, per ciò stesso, l’autorità di cui gode presso coloro che lo considerano un profeta. Se le fa grazia, la sua aperta opposizione alla legge lo rende passibile di condanna. Ciò che bisogna ritenere non è il modo in cui Gesù esce da questo tranello, ma il chiarissimo insegnamento impartito in quel giorno in parole ed atti. Il giudizio appartiene a Dio e gli uomini, tutti peccatori, non devono sostituirsi a lui. Questo tempo è per tutti una grazia perché si convertano e vivano, perché diventino santi come il Padre celeste è santo (1Pt 1,15).
Convertirsi, cambiar vita è una decisione che costa, poiché bisogna rinunciare a quelli che si considerano dei "vantaggi", ma che, in realtà, non hanno alcun valore. Una cosa sola conta: "correre verso la mèta per giungere al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù", la giustizia che viene da Dio.
prima lettura Is 43,16-21
Profeti e saggi di Israele evocano le meraviglie operate un tempo dal Signore come altrettante garanzie per il presente e il futuro. Dio crea sempre cose nuove. Fare memoria degli eventi del passato, dell’esodo per esempio, è quindi un atto di fede e di speranza basato sull’esperienza. Ecco perché anche i cristiani rileggono continuamente le Scritture quando celebrano l’eucaristia, memoriale dell’intera opera di Dio fin dalle origini e della Pasqua di Cristo, compimento di tutte le cose, azione di grazie per la salvezza che si realizza oggi fra noi.
Dal libro del profeta Isaia
16 Così dice il Signore, che offrì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti, 17 che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi insieme; essi giacciono morti: mai più si rialzeranno; si spensero come un lucignolo, sono estinti: 18 "Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! 19 Ecco faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. 20 Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. 21 Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi". - Parola di Dio.
salmo responsoriale 125, 1-2b; 2c-3; 4-5; 6
Dopo il duro lavoro della semina, la festa della mietitura; le grida di gioia dopo le lacrime; la novità che germoglia dalla prova: Pasqua di Dio!
Rit. Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
1 Quando il Signore ricondusse
i prigionieri di Sion,
ci sembrava di sognare.
2 Allora la nostra bocca si apri al sorriso,
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.
Allora si diceva tra i popoli:
3 "Il Signore ha fatto grandi cose per loro".
Grandi cose ha fatto il Signore per noi,
ci ha colmati di gioia.
4 Riconduci, Signore, i nostri prigionieri,
come i torrenti del Negheb.
5 Chi semina nelle lacrime
mieterà con giubilo.
6 Nell'andare, se ne va e piange,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con giubilo,
portando i suoi covoni.
seconda lettura Fil 3,8-14
Da quando è stato afferrato da Cristo, Paolo ha fatto appello ad ogni sua energia per lanciarsi, senza voltarsi indietro, sulla strada aperta dalla grazia. Ogni possibile vantaggio è nulla rispetto alla conoscenza di Cristo Gesù. Questo dono inestimabile, che nessuno può meritare, trasforma radicalmente la vita, conferendole un dinamismo che induce ad accettare tutto con gioia, nella certezza di partecipare, un giorno, alla risurrezione del Signore. Comunicare fin d'ora alla potenza della sua risurrezione è il bene supremo che non può gustare chi resta inoperoso.
Dalla lettera di Paolo apostolo ai filippesi
Fratelli, 8 tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo 9 e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. 10 E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, 11 con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti.
12 Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo.
13 Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, 14 corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù. - Parola di Dio.
canto al Vangelo Ez 33,11
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
lo non voglio la morte del peccatore,
ma che si converta e viva.
Vangelo Gv 8,1 -11
Mai si era visto un tale faccia a faccia fra la misericordia divina e la miseria del peccato. Gesù non contesta la gravità della colpa commessa. Non cerca delle attenuanti. Ma sa che Dio accorda ad ogni peccatore un tempo per emendarsi. Ecco perché si rifiuta di condannare: "Va’ e d’ora in poi non peccare più". Questo vangelo pone anche il problema, grave e complesso, dell’esercizio della giustizia umana: si ha diritto a pronunciare una sentenza che toglie ogni possibilità di emendamento, di conversione?
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, 1 Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.
3 Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4 gli dicono "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". 6 Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo.
Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7 E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". 8 E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9 Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. 10 Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". 11 Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".